Non arrivano buone notizie dai consumi che hanno avuto un calo piuttosto significato. il Nord e il Centro risultano le aree più penalizzate (Veneto e Valle d’Aosta le regioni con le maggiori perdite di CONSUMI pari ad oltre il 15%), mentre il Sud ha registrato dinamiche lievemente meno negative.

Il calo complessivo è dell’11,7%, pari a oltre 126 miliardi, e in questo modo il 2020 ha registrato il peggior dato dal secondo dopoguerra. Dato su cui pesa la riduzione del 60,4% della spesa dei turisti stranieri, pari ad una perdita di circa 27 miliardi. Quanto alla spesa pro capite, il crollo della domanda ha comportato, mediamente, una riduzione di oltre 2.000 euro rispetto al 2019 riportando i consumi ai livelli del 1995.

Con il parziale ritorno alla normalità, che ha visto le riaperture delle attività negli ultimi due mesi del 2021, hanno determinato un incremento dei consumi pari al +14,2% a maggio, consolidando il recupero del Pil al +2,9 nel mese di giugno. Segnali che potrebbero indicare l’avvio di una fase meno difficile anche se il gap rispetto ai livelli pre-Covid rimane ancora molto ampio e le previsioni per il 2021, seppur con consumi in ripresa del +3,8%, restano molto caute, soprattutto per le incognite sulla ripartenza del turismo internazionale.

Secondo gli ultimi dati, cresce la spesa alimentare delle famiglie al top del decennio, con un balzo del 2,9% nel primo trimestre per effetto dei lockdown e delle restrizioni agli spostamenti. I prodotti più presenti nel carrello sono vini e birra, del 14,5% e del 18,4%, con correlato incremento dei salumi (+8,4%) e dei formaggi freschi (+5,9%). Bene anche il comparto ittico, in aumento del 15%, trainato dal pesce fresco che va al 28,5%. Si assiste alla riscossa delle piccole botteghe di prossimità che si dimostrano essere le più dinamiche con un incremento dell’8%.